Oggi, nell’anno 399 a.C., parleremo di una faccenda che sta a cuore a moltissime persone.
Tiche, la Dea della Fortuna, è stata accecata da Zeus. Stessa sorte è toccata a suo figlio, il Dio della Ricchezza Pluto. Che per giunta è scomparso. Tiche accecata finisce nelle mani di un povero contadino e il suo schiavo. I due le propongono di aiutarla a riacquistare la vista e a cercare suo figlio, ma in cambio le chiedono di favorire le sorti degli onesti. Essi si ritengono tali. E lo sono davvero. Si, ma fino a un certo punto. Vogliono che solo gli onesti siano fortunati. Ma chi distingue gli onesti dai disonesti? Chi decide?
La Dea da cieca cammina sola, da vedente cammina solo se scortata.
E il fulmine governa ogni cosa.
Lo spettacolo trae ispirazione da diverse commedie di Aristofane, principalmente il Pluto, di cui conserva l’impianto tematico: la distribuzione delle ricchezze nelle vite dei mortali.
La società ateniese del V secolo a.C. visse una crisi senza precedenti nella storia della Grecia antica. Legata sì alla democrazia, ma a volte incapace di tollerare il dissenso e la libera circolazione delle idèe, come testimoniato dalla condanna a morte di Socrate, Atene si consumava in una guerra infinita contro Sparta e, nel 429, conobbe anche la furia di un nemico invisibile e micidiale: la peste.
In questo scenario nascono i maggiori capolavori di Aristofane, in questo tragico scenario fiorisce il comico. Come sempre la comicità si trova un passo oltre il tragico, o forse segna le punte più aguzze e grottesche di un paesaggio cupo, gli accenti improvvisi e spiazzanti di un lamento disperato continuo. Si può dire che il comico nasca dal tragico e che per questo conservi un aspetto destabilizzante, non consolatorio, non è buffo. Come nella commedia latina, nata con Plauto, il quale a sua volta attinse proprio dai greci, in Aristofane serpeggiano continuamente le angosce dettate dall’istinto di sopravvivenza e la paura della morte viene esorcizzata giocando con la morte stessa.
Le ambientazioni surreali di molte sue commedie delineano una distanza, ci portano in un altrove da cui guardare meglio la realtà.
REGIA E DRAMMATURGIA
Francesco Pennacchia
Drammaturgia originale ispirata alle commedie di Aristofane
INTERPRETI
Anna Amato, Maurizio Patella, Francesco Pennacchia
MUSICHE
partitura musicale-rumoristica eseguita dagli attori
REALIZZAZIONE MASCHERE
Claudia Chianucci
LUCI
Massimiliano Ferrari
DISTRIBUZIONE
Vincenzo Losito
PRODUZIONE
Straligut Teatro